1708 - Giurisdizione sottratta con atto di forza

   A Castel San Lorenzo l'abate, che aveva la cura d'anime sull'intero villaggio, era esente dal vescovo di Capaccio avendo una giurisdizione quasi vescovile con l'uso della mitra e del pastorale: ancora nel 1708 i parroci erano esenti dalla giurisdizione vescovile con il titolo di abati di S. Lorenzo. Per comodità del popolo a un certo momento l'abbazia aveva fatto costruire nel villaggio la chiesa di S. G. Battista che divenne parrocchiale, la quale non era retta da parroci, ma solo da amovibili economi. Nel 1544, quando l'abbazia stava per passare in commenda venne abbandonata dai monaci. Seguirono gli abati commendatari fino ai primi del '700. Tra gli abati commendatari anche Ferdinando Galiani.
   Nel 1708 la giurisdizione spirituale passò con atto violento al vescovo di Capaccio mons. Francesco Paolo Nicolai (Altamura, 23/06/1657 – Conza, 11/08/1731), il quale fu vescovo di Capaccio dal 1704 al 1716.
Con decreto della Sacra Congregazione il passaggio era stato convalidato al vescovo di Capaccio.

stemma vescovile di Francesco Paolo De Nicolai

   Il Possesso della giurisdizione spirituale di Castel San Lorenzo venne sottratto con atto di forza dal vescovo De Nicolai di Capaccio. Il presule era riuscito a ottenere da Roma nel 1708 il decreto che conferiva ai vescovi della diocesi la giurisdizione spirituale di Castel San Lorenzo, ma non si curò né di notificarla all'abate Galliani, né di chiedere il regio exequator al decreto romano. Per impadronirsi della giurisdizione il vescovo divisò con li signore del luogo, principe Carafa, di fingere di trovarsi una sera di passaggio da Castel San Lorenzo, per cui chiese ospitalità nel palazzo baronale. Il vicario dell'abate dové subdorare qualcosa: fece sbarrare dai suoi filiani la porta della chiesa. Il vescovo la mattina dopo chiese di visitare l'Eucaristia nella chiesa, ma trovò l'uscio sbarrato che resistette ai tentativi di aprirlo anche alla squadra armata messa a disposizione del vescovo dal principe Carafa. Si riuscì a penetrare in chiesa attraverso un finestrone del campanile. Ma continuarono le difficoltà perché fu negata al vescovo la chiave del tabernacolo, forzata con un ferro "onde ne restò spogliato l'Abate anche della giurisdizione contezionsa sui chiesastici del luogo" narra il cronista dal quale traggo l'episodio caratteristico dei costumi del tempo. Molti laici che si erano opposti al vescovo vennero arrestati e incarcerati dal Principe.

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Fonte: PIETRO EBNER - "CHIESA BARONI E POPOLO NEL CILENTO I" - Edizione del 1982 PIETRO EBNER - "CHIESA BARONI E POPOLO NEL CILENTO I"

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