I Cilentani con i Mille

Ecco i nomi degli eroi Cilentani che parteciparono alla spedizione dei Mille e che sbarcarono a Marsala con Garibaldi (il totale dei garibaldini sbarcati a Marsala era di 1089 secondo l'elenco ufficiale).​​

I nominativi sono stati estrapolati dall'elenco ufficiale completo conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato, Piazzale degli Archivi, 27 - 00144 ROMA EUR. Per chi desiderasse approfondire, nella richiesta in sala studio indicare "IT-ACS-AS0001482" e il numero di busta riportato, nella tabella sotto, per ogni singolo nominativo. Il numero nella prima colonna, indica la posizione del nominativo nella lista ufficiale.

NR. NOME, LUOGO DI NASCITA, DATE, PROFESSIONE, ALTRO FOTO Busta
572 MAGNONI Michele fu Luigi Maria, nato a Rutino (Vallo Lucano) il 2 dicembre 1829, ivi residente, proprietario. 19
713 PADULA Vincenzo fu Maurizio, nato a Padula il 16 ottobre 1831, morto a Barcellona di Sicilia, in seguito a ferite riportate nella battaglia di Milazzo, ed amputazione della coscia operata dal dottore Zen in agosto 1860. Padula Vincenzo 23
738  PATELLA Filippo fu Giuseppe, nato ad Agropoli il 25 marzo 1817, residente a Napoli, preside di Liceo. 23
766 PESSOLANI Giuseppe Maria fu Saverio Arcangelo, nato ad Atena, il 27 febbraio 1807, (già) maggiore a riposo, morto in Atena il 23 novembre 1871 24
902 SANT'ELMO Antonio fu Michele, nato a Padula il 25 dicembre 1815, ivi residente, proprietario. (Santelmo) 28

Le foto dei garibaldini cilentani, esclusa la foto di Padula Vincenzo, sono tratte da "L'Album dei Mille sbarcati a Marsala" inv. 208_21r_0... (sostituire ... con i valori presenti nella colonna NR.) presso il Museo del Risorgimento, via Borgonuovo, 23 - Milano. La foto del garibaldino Padula Vincenzo è della famiglia Padula ed è presente a Sala Maddaloni Museo del Patrimonio Culturale, presso: Palazzo Carafa di Maddaloni, Via Maddaloni, 6 - Napoli.

"L’ Album dei Mille sbarcati a Marsala", del fotografo Alessandro Pavia (Milano, 12/09/1824 – Genova, 02/09/1889), fu, per l'epoca, un'opera fotografica di grande modernità e impegno, completata tra il 1862 ed il 1870. Il suo scopo era commemorare la spedizione dei Mille, episodio centrale del Risorgimento italiano, e consiste nella raccolta dei ritratti di 824 dei 1089 partecipanti alla storica spedizione che sbarcarono a Marsala, ed è un'opera significativa sia per la storia della fotografia che per la costruzione dell’identità della nazione italiana di recente formazione. Le fotografie sono disposte in ordine alfabetico ed hanno diverse origini (per es. alcune le ebbe dai familiari dei Garibaldini), anche se molte furono scattate, dal Pavia Alessandro, nel suo studio. La numerazione delle foto coincide con l'elenco pubblicato dal Pavia nel 1867 e non con quello ufficiale. 

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ACCENNI BIOGRAFICI DEI GARIBALDINI CILENTANI

- MAGNONI MICHELE (1829/1889)

Michele Magnoni, figura di spicco nella storia dell'Italia meridionale, incarna la tenace volontà della borghesia del Sud di ribellarsi al regime borbonico e di unirsi ai destini della Nazione, che fosse repubblicana o monarchica. Ecco alcuni punti salienti della sua vita:

1. Origini Familiari: Nato il 2 dicembre 1829 a Rutino (Salerno), Michele Magnoni proveniva da una famiglia di ricchi proprietari terrieri che da decenni si era impegnata in cospirazioni contro i Borbone.

2. Coinvolgimento nei Moti Rivoluzionari: Nel 1848, nonostante la giovane età, Michele partecipò con il padre e i fratelli ai moti rivoluzionari. Dopo la sconfitta dell'esperimento costituzionale, il padre e i fratelli Salvatore e Lucio furono incarcerati e condannati. Michele, a causa della sua giovane età, evitò la prigione. Continuò, comunque, a sostenere il movimento mazziniano nel territorio.

3. Esilio e Coinvolgimento con gli Esuli Meridionali: Dopo essere stato incarcerato nel 1856, Michele fu esiliato. A Genova entrò in contatto con altri esuli meridionali e partecipò alla preparazione dell'impresa dei Mille.

4. Partecipazione all'Impresa dei Mille: Michele si imbarcò sul Lombardo, ma un alterco con Bixio lo portò a spostarsi nel Piemonte. Fu inquadrato come sottotenente di artiglieria nella colonna Orsini.

5. Promozione dell'Insurrezione nel Cilento: Dopo la conquista della Sicilia, Michele fu inviato clandestinamente sul continente per promuovere l'insurrezione nel Cilento. Accolse Garibaldi quando questi sbarcò a Sapri all'inizio di settembre.

6. Battaglie e Ruolo di Maggiore: Raccolse molti volontari nel territorio cilentano e partecipò alla battaglia di Maddaloni e alla presa di Capua. Con il grado di maggiore, svolse un ruolo significativo nella lotta per l'unità italiana.

7. Michele Magnoni morì improvvisamente, nel 1889 a Salerno.

La storia di Michele Magnoni è un esempio di coraggio e impegno nel contesto delle lotte risorgimentali. La sua dedizione alla causa nazionale ha contribuito alla formazione dell'Italia moderna.

- PADULA VINCENZO (1831/1860)

Vincenzo Padula, giovane prete del profondo Sud, fu una figura straordinaria che si distinse per la sua dedizione agli ideali, la sua esperienza carceraria, il suo coraggio in battaglia e la sua morte sul campo.

Ecco alcuni punti salienti della sua vita:

1. Origini Familiari e Formazione: Nato il 16 ottobre 1831 a Padula (Salerno), Vincenzo proveniva da una famiglia di commercianti con radici a Montemurro (PZ) e una tradizione liberale. Dopo gli studi ecclesiastici, fu ordinato prete nel suo paese natale.

2. Coinvolgimento nella Cospirazione Mazziniana: Insieme al fratello Filomeno, Vincenzo si avvicinò ai circoli della cospirazione mazziniana, creando una rete di comitati tra Campania e Basilicata. Partecipò attivamente alla preparazione dell'assistenza alla spedizione di Pisacane.

3. Arresto e Esilio: Nel 1857, Vincenzo cadde sotto il sospetto del governo borbonico e fu arrestato e imprigionato a Salerno. La spedizione di Pisacane, nonostante fosse giunta a Padula, rimase priva del suo sostegno a causa dell'arresto di Vincenzo. Nel 1858, fu liberato e si stabilì a Genova.

4. Partecipazione alla Spedizione dei Mille: Nel 1860, Vincenzo si unì alla spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi. Combatté con valore a Calatafimi e a Palermo, ottenendo promozioni a tenente e poi a capitano.

5. La Tragica Fine: Durante la battaglia di Milazzo, Vincenzo riportò una grave ferita alla gamba. Nonostante gli sforzi del dottor Zen, l'amputazione della coscia senza anestetico non riuscì a salvarlo. Morì il 29 agosto 1860 dopo una lunga agonia. Il fratello Filomeno, giunto per assisterlo, si unì ai garibaldini. Vincenzo venne sepolto nella chiesa dei Padri Cappuccini a Barcellona Pozzo di Gotto (Città metropolitana di Messina).

La vita di Vincenzo Padula è un esempio di sacrificio e impegno nella lotta per l'unità e l'indipendenza italiana.

(«…Io mi affiderei ad una sola persona: al prete Padula; con esso prenderei gli accordi finali pel di sbarco; da esso chiederei le notizie; agli altri non parlerei di nulla…» - CARLO PISACANE)

- PATELLA FILIPPO (1817/1898)

Filippo Patella, giovane prete progressista, ha lasciato un segno indelebile nella storia d'Italia attraverso la sua avventurosa vita. Ecco alcuni punti salienti:

1. Origini e Formazione: Nato il 25 marzo 1817 ad Agropoli (Salerno), Patella svolse i suoi studi in seminario e fu nominato parroco nel suo paese natale. Oltre al suo ruolo religioso, si dedicò all'insegnamento.

2. L'Influenza del Pensiero Mazziniano: Affascinato dalle idee liberali e democratiche, Patella si unì alla Giovine Italia, un'organizzazione fondata da Giuseppe Mazzini. Fu attivo nel Cilento e fu nominato membro del Comitato Nazionale.

3. Coinvolgimento nei Moti Rivoluzionari: Nel 1848, guidò una colonna armata nei moti rivoluzionari nel Cilento. Successivamente, partecipò alla difesa di Roma nel 1849 sotto gli ordini di Giuseppe Garibaldi, ottenendo il grado di maggiore.

4. Esilio e Ritorno a Napoli: Dopo la sconfitta della Repubblica Romana, Patella tornò a Napoli, nascondendosi per evitare la sorveglianza della polizia borbonica. Un processo canonico gli privò il sacerdozio. Riuscì a imbarcarsi su una nave francese e raggiunse Genova.

5. Partecipazione alla Spedizione dei Mille: Nel 1860, Patella si unì ai Mille di Garibaldi. Si distinse nella battaglia di Calatafimi, combattendo al fianco di Nino Bixio, e partecipò alla presa di Palermo e Milazzo. A Napoli fu nominato colonnello e ricevette la medaglia al valore militare.

Dopo lo scioglimento dell’Esercito Meridionale e la partenza di Garibaldi per Caprera, Patella tornò a Napoli e riprese l’insegnamento nei licei. Fu nominato preside del liceo Umberto I di Napoli, dove rimase per venticinque anni e chiuse la sua carriera di educatore nel 1890.

Ritiratosi ad Agropoli, vi trascorre gli ultimi anni della vita, in au­stera solitudine e dimenticato, fino alla morte, avvenuta nel gennaio 1898.

La vita di Filippo Patella è un esempio di coraggio, dedizione e impegno nella lotta per l'unità e l'indipendenza italiana.

- PESSOLANI GIUSEPPE MARIA (1807/1875)

 Maria Giuseppe Pessolani, una figura straordinaria, ha affrontato una vita segnata da sfide e avversità. Ecco alcuni punti salienti della sua storia:

1. Origini Familiari e Coinvolgimento Rivoluzionario: Nato il 27 febbraio 1807 ad Atena Lucana, Maria Giuseppe proveniva da una famiglia che aveva sostenuto i francesi durante il periodo della Restaurazione. Suo padre, Saverio Arcangelo, fu un protagonista della rivoluzione del 1820 e membro della Carboneria.

2. Assenza del Padre e Impegno Politico: Cresciuto senza suo padre, Maria Giuseppe si unì alla militanza clandestina. Nel 1848, quando re Ferdinando abolì la costituzione, partecipò ad un tentativo di sollevazione in Lucania e nel Cilento.

3. Arresto e Condanna: Nel 1850, fu arrestato e condannato prima a morte e poi all'ergastolo. Trascorse parte della sua pena a Nisida e poi a Procida, dove condivise la prigionia con Luigi Settembrini.

4. La Deportazione in Argentina: Maria Giuseppe fu tra i 66 carcerati destinati alla deportazione in Argentina. Tuttavia, grazie a un ingegnoso stratagemma orchestrato da Settembrini, riacquistò la libertà. Infatti i 66 furono imbarcati sul vapore “Stromboli” fino a Cadice. Qui Pessolani, con gli altri, fu trasbordato sopra il mercantile ”Daniel Stewart” sul quale si era imbarcato, fingendosi un cameriere cubano, il figlio di Settembrini che costrinse il mercantile a cambiare rotta e a gettare le ancore nella baia di Cork. Così i deportati riebbero la loro libertà.

5. Nuovi Percorsi: Dopo la liberazione, Maria Giuseppe si recò a Torino e cercò di intraprendere la carriera di commerciante di stoffe.

6. Spedizione dei Mille di Garibaldi: Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille insieme ad altri di coloro che erano imbarcati sullo “Stromboli”. Nella battaglia di Milazzo, dove rivestiva il grado di capitano, venne ferito ad una gamba e trasportato all’ospedale di Barcellona. Dopo due mesi di degenza fu trasportato all’ospedale San Sebastiano di Napoli ed ivi i medici lo dichiararono inabile. Fu congedato con il grado di maggiore e, dopo oltre dieci anni, ritornò finalmente ad Atena dove fu giudice conciliatore e Sindaco. Ebbe le medaglie commemorative.

Ritiratosi dalla vita pubblica per la salute malferma causata dalla cicatrice della gamba, che ogni tanto si riapriva, morì il 23 novembre 1875.

La sua vita è un esempio di resilienza e coraggio di fronte alle avversità.

- SANTELMO (SANT'ELMO) ANTONIO (1815/1881)

Antonio Santelmo, noto anche come Sant’Elmo, nacque a Padula (Salerno) il 25 dicembre 1815. Appartenente a una famiglia di possidenti con tradizioni antiborboniche. Il nonno, il padre ed altri parenti furono coinvolti in eventi politici tra il 1799 e il 1848. Ecco alcuni punti salienti della sua vita:

1. Coinvolgimento Rivoluzionario: Nel 1848, Antonio fu coinvolto con uomini che stavano preparando la rivolta nel Salernitano. Venne indicato come cospiratore e nemico del governo borbonico, arrestato insieme ai fratelli Francesco e Vincenzo con l'accusa di lesa maestà e cospirazione.

2. Esilio e Partecipazione ai Mille: Nel 1858, dopo il fallimento della cospirazione per appoggiare la spedizione Pisacane, Santelmo (Sant’Elmo) fu incarcerato e poi costretto all'esilio a Genova. Nel 1860 partecipò alla spedizione dei Mille, diventando uno dei sottotenenti della III compagnia.

3. Confronto con Nicotera: A Palermo, Nicotera lo affrontò armi alla mano, accusandolo di responsabilità nel fallimento di Sapri. Fu necessario un giurì d'onore per scagionare Santelmo (Sant’Elmo).

4. Ruolo nell'Insurrezione del Cilento e del Vallo di Diàno: Santelmo (Sant’Elmo) anticipò la risalita della spedizione dei Mille verso Napoli e fu inviato, con altri cilentani, ad organizzare l'insurrezione nel Cilento e nel Vallo di Diàno. Dopo l’impresa, conclusa con il grado di capitano, ritornò a Padula. Ebbe le medaglie commemorative e la pensione dei Mille.

5. Guerre: Nel 1866 partecipò alla III Guerra d’Indipendenza meritando una medaglia al valore.

I fratelli ricoprirono cariche importanti dopo l’Unità d'Italia.

Si sposò solo nel 1880 e morì a Padula nel 1881.

La vita di Antonio Santelmo (Sant’Elmo) è un esempio di coraggio e impegno nella lotta per l'unità e l'indipendenza italiana.

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